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Uno speciale per raccontare il settore del pane, attraverso un’intervista realizzata da Rosa Tessa ad Antonella Rizzato.
È forte e chiaro il grido d’allarme sul settore agroalimentare e in particolare del pane, lanciato da Antonella Rizzato, Amministratrice Delegata dell’azienda Grande Impero:
“Della filiera agroalimentare, molto importante per il Paese, si parla troppo poco. Inviterei tutte le associazioni di categoria, i sindacati e le personalità che sono al suo interno a guardarla con occhi più attenti e a ricordarsi che ci lavorano migliaia di persone che vengono ignorate.
Non dimentichiamoci che stanno chiudendo parecchi panifici. Questo settore sta assistendo a una perdita di valore, e
la cultura italiana del pane artigianale non viene più neanche trasferita”.
A tale proposito Rizzato si rifà all’audizione che fece in Senato nel 2019, e che – racconta – è ancora in piedi e sta andando avanti, anche se lentamente, in Commissione Europea per la tutela del pane artigianale:
“Il pane con la tracciabilità di filiera darebbe nuova dignità agli agricoltori che stiamo, invece, abbandonando. Siamo in balia dei mercati internazionali e non stiamo decidendo nulla. Anzi, ignoriamo le richieste del mercato nazionale.
Bisognerebbe definire, anche a livello di legge, che cos’è un pane artigianale e industriale. È necessario fare chiarezza su questo. Fare un pane artigianale non vuol dire non poterlo fare su grande scala e noi lo abbiamo dimostrato. Malgrado il momento di crisi profonda della Gdo, Grande Impero cresce: stimiamo una chiusura del 2021 con un fatturato di 29,8 milioni di euro che si traduce in un +14%, a dispetto però di una crescita degli ultimi anni del 27-28%”. A complicare la situazione è l’aumento dei costi industriali”.
Contromisure?
“Strutturarsi il più possibile, mantenere il focus sul prodotto e non aver paura di investire sulle persone con le quali usciremo da questa fase – risponde Rizzato –. Chi ne sta facendo le spese sono le medie aziende e il consumatore. Mi auguro che la bolla speculativa si sgonfi; a mio avviso dovremmo tener duro fino a primavera, lo dico per puro istinto imprenditoriale, e dopo si tornerà pian piano a una certa normalità dei prezzi”.
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